venerdì 9 settembre 2011

Confine Turchia-Georgia

Partito da Gerze e lasciati i miei nuovi amici, non mi rimane che proseguire verso il confine georgiano, seguendo la strada costiera, essendo la frontiera sul mare. I chilometri scorrono via velocemente, l'asfalto è buono e nel primo tratto si sale un po' su, verso l'interno. Man mano che vado avanti, scopro numerose calette, come se fossi ritornato in Grecia, ma l'alfabeto usato sulle insegne ed il colore dell'acqua, mi fanno ricordare che sono sempre in Turchia. Nulla togliere al Mar Nero, ma il mare della Grecia è veramente stupendo e penso proprio di ritornarci a breve, vista la semplicità per raggiungerla.
Lungo la strada, la fame, puntualmente si fa presente e per fortuna in mio soccorso, ci sono numerose bancarelle con frutta e verdura, prodotta dagli stessi venditori nel giardino di casa...se questi non sono prodotti a km0, ditemi voi!!! Ne supero alcuni, più per non aver voglia di fermarmi che altro, ma la fame si fa sentire e mi fermo. Appena mi avvicino alla bancarella vengo accolto da molte persone che mi indicano il retro di casa, capisco che è una festa ed alla fine un ragazzo che parla inglese giunge in mio soccorso e spiegandomi che è il matrimonio del fratello. Vogliono che mangi con loro e non posso rifiutare. Alla fine mangio un ottimo riso con la carne, delle verdure e dolci fatti con una melassa molto zuccherina, proprio come si usa qui, buonissimi ma troppo dolci. Per finire, non potevano mancare un paio di bicchierini di thè.
Li ringrazio tantissimo per la loro gentilezza e li saluto, non prima di aver scattato qualche foto per ricordo. Manderò in avanti, le foto tramite mail, per sdebitarmi un minimo.
La notte la passo a Trabzon, conosciuta nell'antichità come Trebisonda, ora città portuale molto grande, dalla quale partono numerose navi merci e passeggeri, diretti anche in Georgia e Russia. Cena in camera a base di frutta, qualche chiamata su Skype ed il sonno sopraggiunge, meglio così, perchè il giorno successivo fra km da fare e frontiere, passerò l'intera giornata in moto.
L'arrivo in frontiera dall'htl è abbastanza veloce, ma non il passaggio. Per superare la parte turca, impiego due ore e mezza, superando prima il controllo passaporti, poi il controllo dei documenti della moto (ma non potevano farlo prima?), ed infine un nuovo controllo del passaporto e dei documenti della moto, con le classiche domande del caso. Il passaggio della frontiera georgiana è velocissimo, forse cinque minuti, presentando a loro, in un unico passaggio, passaporto, doc. moto, patente italiana ed internazionale. In teoria, dovevo pagare l'assicurazione per circolare, visto che la carta verde non copre, ma non mi hanno chiesto nulla ed io ho fatto di conseguenza.
Tutto questo comunque, mi fa perdere tempo, considerando che in Georgia c'è un'ora in più rispetto la Turchia.
Finito con la polizia, mi fermo di fronte la frontiera e vengo circondato da persone, le quali non credono che sono italiano, mi fanno domande che io non capisco, toccano la moto, quasi a testarne la solidità, mi dicono 'Celentano, Toto Cutugno e Francesco Totti, OK'!!! In questo momento capisco che rispetto alla Turchia, sono in un paese diverso, più disagiato, lo capisco da come loro si rivolgono a me. Mi dispiace per questo.
Riparto e mi dirigo a nord, seguendo la costa, non avendo con me la cartina della Georgia. La mia intenzione è di entrare dalla frontiera Russa, a Sochi, città costiera appunto.
Sbaglio strada due volte, percorrendo strade secondarie che mi mettono in apprensione, di certo non giustificata, ma non sono abituato a quello che mi circonda. Sia i minuscoli paesi e sia le persone, vivono grazie all'agricoltura, portata avanti con mezzi davvero vecchi, qui la parola obsolescenza non esiste. Qualsiasi mezzo meccanico si usa, finchè esso duri, anche se ha 50 anni. Le case, di tipo contadino, hanno una condizione di abbandono e di certo al loro interno, non si trovano i vari confort a cui noi siamo abituati e questo mi fa pensare a quanto siamo fortunati, malgrado tutto, ad essere in Italia ed essere italiani. Tutto questo, mi ricorda le foto viste chissà quante volte dell'Italia degli anni '50, trovandomi spesso di fronte sulla strada, qualsiasi tipo di animale, dai bovini agli ovini, galline ecc. dovendo schivare mentre cammino tutto questo e come me, camion, macchine e qualsiasi altra cosa. Spesso si vedono edifici enormi, anche belli, ma vuoti, abbandonati, senza persone e questo è frutto unicamente della guerra e come dicevo prima, mi mette in soggezione, mi turba. In questo stato d'animo, vado avanti e non vedo un hotel o qualsiasi altra cosa, mettere la tenda in mezzo al nulla non mi và e per di più la strada ed i prati sono bagnati dalla pioggia. Andando avanti, finalmente un hotel, ma questo è veramente strano. Alto tre piani, grandissimo è completamente vuoto, come se le persone fossero andate via e sono ulteriormente turbato. Ceno in camera con la pasta rimanente, mi faccio un caffè con il Nescafè e vado a letto, non avendo la connessione. In più, non posso chiamare in Italia e Giorgia non mi risponde ai messaggi, capendo in avanti che questi non arrivano, e sono ancor di più in apprensione.
Il mattino seguente, dopo un'intensa pioggia notturna, l'aria è tersa e mi metto di buon umore, grazie anche alla splendida vista sul mare che ho, partendo in direzione di Sohkumi, grande città costiera. Da questa, per la frontiera Russa, il passo è breve. I km scorrono via velocemente, mi fermo per comprare un po' di frutta, pane e acqua. Quasi mi stavo fermando per mangiar qualcosa, ma ho preferito continuare ancora. Dopo circa 20 km, a 80 km da Sohkumi, una sbarra blocca la strada e la polizia georgiana insieme a quella della UE, mi fermano, dicendo che tutta questa zona è interdetta agli stranieri, essendo ancor oggi pericolosa. Per qualche minuto non so cosa fare, anche perchè mi dicono che l'altra frontiera, all'interno del Caucaso a volte è chiusa. Ok mi dico, giro la moto e alla prima stazione di polizia, mi fermo per chiedere informazioni, circa la situazione. Grazie ad un poliziotto e ad un altro funzionario, che gentilmente mi ha offerto da bere, ottengo le mie notizie e mi dirigo verso Gori a 80 km da Tiblisi. Arrivo nel tardo pomeriggio, prendo una camera per due notti e capisco meglio cosa fare. Cerco informazioni in internet, chiedo alle persone del posto, alla polizia e all'ufficio informazioni, voglio stare tranquillo e non aver problemi. Fino al confine è tutto tranquillo, riguardo la parte russa non sanno nulla, anche perchè fra di loro, sempre a causa del conflitto del 2008, non corre buon sangue.
Dopo un giro per Gori, visita al museo di Stalin, sua città natale, lavaggio biancheria e controllo moto, mi dirigo verso il Caucaso, il magnifico Caucaso e a dir la verità, non vedo l'ora di arrivare!!!!

Nessun commento: